Area del Tempio di Giove Capitolino
Del tempio è stata rimessa in luce parte delle impressionanti fondazioni in blocchi di cappellaccio che, attraverso lo strato argilloso superficiale, si appoggiano sul sottostante banco di tufo.
É stato inoltre liberato dai muri moderni che lo coprivano, restaurato e messo in massima evidenza il cosiddetto "Muro Romano", l'unica struttura del podio conservata fino alla sommità, dove ancora giace un consistente strato di cementizio di età romana.
La luminosa galleria aperta sul Giardino Caffarelli, realizzata nell'area delle antiche scuderie del Palazzo, offre la possibilità di ammirare per la prima volta, con un ricco apparato di disegni ricostruttivi e plastici, gli straordinari risultati dell'esplorazione archeologica, completata nel 2000 nell'area del "Giardino Romano", che ha costituito l'indispensabile fase preliminare alla realizzazione della grande esedra del Marco Aurelio.
Il grande tempio di Giove, Giunone e Minerva, voluto dai re Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo nel VI sec. a.C., ricostruito più volte nel corso dei secoli (si ricordano per la loro grandiosità in particolare le ricostruzioni del I secolo a.C. e quella di Domiziano del I secolo d.C.), sistematicamente distrutto in età post-antica ed utilizzato come cava di materiali pregiati, stupisce ancora oggi per le sue straordinarie dimensioni, fortunatamente ricostruibili: i setti del podio in blocchi di cappellaccio dell’età dei Tarquini coprono infatti un’area corrispondente all’ampiezza del cinquecentesco palazzo Caffarelli, attualmente annesso al complesso dei Musei Capitolini, e del suo giardino.
Il tempio fu inaugurato dal console M. Horatius Pulvillus all’inizio del periodo repubblicano, il 13 settembre del 509 a.C.
Per la sua realizzazione, che richiese notevole impegno finanziario, furono convocate maestranze etrusche: si ricorda la partecipazione del coroplasta veiente Vulca al quale venne commissionata la statua di Giove e forse anche la grande quadriga da collocare al sommo del tetto; a proposito di quest’ultima si narra che essa, una volta plasmata e sistemata nella fornace, si ingrandì a dismisura: il prodigio venne considerato premonitore della futura grandezza di Roma.
L’edificio mantenne negli anni le sue principali caratteristiche architettoniche: la sua pianta (m 62 x 54), quasi quadrata, era occupata per circa metà della profondità da un triplice ordine di sei colonne basse e distanziate, e, per l’altra metà, dalle tre celle dedicate alla triade Capitolina; chiuso nella parte posteriore, esso presentava colonnati sui fianchi; il pavimento era all’incirca all’altezza della terrazza Caffarelli.
Il Colle Capitolino, rispetto agli altri colli romani, vanta un assoluto primato: quello di essere stato stabilmente abitato molti secoli prima degli altri.
Tale primato, già noto ai Romani, che identificavano nella “Città di Saturno” il primitivo villaggio, è stato confermato per la prima volta in modo indiscutibile: le indagini archeologiche condotte nel Giardino Romano, ora Esedra di Marco Aurelio, hanno infatti consentito di datare l’origine del villaggio del Campidoglio nella Media età del Bronzo ( XVII-XIV sec. a.C.).
I materiali che ne testimoniano la lunga vita, sistemati nelle vetrine, testimoniano la presenza di un abitato sia in età arcaica che in quella del Ferro e del Bronzo.
L’area interessata dallo scavo, un lembo dell’antico Capitolium, comprendeva parte delle fondazioni del lato orientale del tempio di Giove e la zona immediatamente adiacente.
Lo scavo della fossa di fondazione del lato del tempio, profonda circa m. 8, ha inoltre permesso di far luce su alcuni particolari costruttivi dell’edificio.